In un'epoca come questa, anche lo sport deve fare la sua parte. Deve esaltare la gioia di vivere invece di reprimerla e soffocarla. Come? Prima di tutto svincolandolo da alcuni valori: competizione eccessiva, rendimento, vittoria ad ogni costo. Ma anche dal culto del campione e da quell'anima a doppio taglio che porta ad identificarci con esso delegandogli ogni nostra attesa e aspettativa. Dobbiamo agire piuttosto che seguire passivamente. E cercare le soddisfazioni attraverso il nostro personalissimo impegno in un progetto scelto e coccolato giorno dopo giorno.
L'attività fisica può dare grandi soddisfazioni e migliorare la qualità della vita.Siamo fati per muoverci in un contesto libero, a contatto con la natura, dobbiamo poter progettare, metterci alla prova sul piano delle nostre capacità mentali e fisiche. Abbiamo la necessità di tutto ciò come di bere e mangiare.
Lo sport, però, deve ripartire dal suo significato originale, indissolubilmente legato al gioco, e mettere da parte il risultato gli onori e i meriti, lasciando integra la possibilità di metterci alla prova, di testare i nostri limiti senza snaturarci, accettandoci per quello che siamo.
Gli sport di resistenza, ripuliti dall'eccessivo agonismo, rappresentano il campo ideale per promuovere questo nuovo approccio allo sport ricco di insegnamenti, dove il movimento diventa veramente "VITA"
(estratto: gli sport di resistenza come palestra di vita)
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