Vivo in un mondo che mi scorre fra le mani troppo velocemente. Sempre connesso, sommerso da email, messaggi, telefonate, appuntamenti. Ogni giorno formulo domande o fornisco risposte, il tutto con una frenesia inaudita. Io non voglio affannarmi. Voglio prendermela comoda, riflettere, perdere del tempo a guardare, osservare e anche a pensare lentamente senza sentirmi in colpa se mi attardo. Stu curriri mi siddia, questo correre mi annoia, mi infastidisce; questa velocità che sconfina nella distrazione colpevole, ma comoda, non è per me. Io sono pigro e voglio andare piano, non voglio correre, voglio accorgermi di tutto ciò che mi succede. Mi piace camminare e guardarmi intorno. Mi piace avere tempo per guardare la gente e ricordarne i volti.
Cammino perché curriri mi siddia. Camminando faccio i conti con la mia storia e le mie ferite.
Per questo ho bisogno di un tempo lento.
(Foto scattata a Bronte all'arrivo, nel 2016, con Cinzia Scivoletto alla 50km Etna Extreme organizzata da Aldo Siragusa. Il testo di questo post è un estratto, dal primo capitolo, del mio libro sulla camminata sportiva. Un pò romanzo ed un pò manuale tecnico).
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